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Le avventure di Frodo Baggins, lo hobbit del Signore degli anelli, hanno reso Tolkien l'indiscusso maestro della letteratura fantasy moderna. La narrativa di questo tipo ha una lunga storia, ma l'opera dello scrittore sudafricano rappresenta una svolta nella letteratura di genere, tanto da avvicinare il fantasy alla fantascienza. Ciò che rende unico quell'eccesso di ordinaria fantasia, espresso nel signore degli anelli, e'la verosimiglianza. Il fatto che una storia tanto impossibile ci appaia verosimile ci sconvolge al punto di credere che tutto ciò sia vero in un lontano futuro, in un remoto passato o in una realta' alternativa. Questo succede leggendo (alcuni) libri di fantascienza. Che il Signore degli anelli meriti un film è fuori discussione.

Ma a quali condizioni? Cambiare mezzo di comunicazione significa cambiare linguaggio, esporre i contenuti sfruttando diverse possibilità sensibili. Il fatto che il cinema possa farci vedere quello che altrimenti immagineremmo, comporta una restrizione drastica alla fantasia del lettore/spettatore, che e' poi l'ingrediente essenziale dell'opera in questione. Porre un giogo visivo alla narrazione rischierebbe di farci perdere, paradossalmente, il contatto con la verosimiglianza. Contatto che molti film esprimono in piena lucidita'. Il Signore degli anelli dovrebbe essere un film di fantascienza piu' di quanto non lo sia già il libro stesso. Dovrebbe essere qualcosa di tanto curato nei particolari, quanto preciso nella narrazione, che ci faccia vedere i personaggi come se li conoscessimo da sempre.

Frodo, Gollum, gli Ent nell'immaginario collettivo sono reali quanto le persone che ci circondano, e li conosciamo meglio di molti di noi. Creare una storia alla storia, con tanto di cronaca e di critica, e'insieme la condizione essenziale e piu' difficile da mettere sul grande schermo. Se Tolkien ha impiegato quindici anni per fare qualcosa di simile sui fogli di carta, il cineasta ha forse solo qualche mese di vantaggio. Se Kubrick tornasse in vita, probabilmente ci metterebbe di piu'.

Mauro

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